Non mi capita molto spesso di scrivere dei vini del Lazio.
Questa volta però l’istinto ha preso il sopravvento e ho deciso di andare a scoprire meglio il mio territorio, quel Lazio che ancora non riesce a costruirsi una giusta reputazione, vuoi per un passato troppo orientato alla quantità, vuoi per uno stile di comunicazione spesso di profilo non proprio eccellente…. Non so se il problema è nel carattere dei miei conterranei, ma non vedo una comunicazione di insieme, vedo piuttosto dei progetti interessanti portati aventi da singoli produttori.
Uno di questi è Tenimenti Leone. Istintivamente avevo avuto questa sensazione, e devo dire che farmi una passeggiata fino a Lanuvio è stata decisamente una bella idea, premiata da una visita molto interessante.
Tenimenti Leone è una azienda che si estende su 72 ettari, di cui 34 vitati. Un territorio alle pendici dei Castelli Romani, a un passo da Lanuvio e Velletri, in una posizione dalla quale in una giornata tersa come quella di oggi si vede anche il promontorio del Circeo e addirittura Ponza.
Si percepisce chiaramente il desiderio dell’azienda di rappresentare al meglio il territorio, così come di valorizzarlo e rispettarlo fin nei piccoli particolari. Un rispetto che si respira già camminando tra le vigne. E’ un piacere vedere tutto in grande ordine, il sovescio tra i filari, la torre che domina la tenuta, una cantina pulita e in perfetto ordine, le pareti antistanti la cantina dalle quali è possibile vedere la stratificazione del terreno lasciate in bella mostra, addirittura lo scavo per un progetto che prevede la realizzazione di una sala multimediale. Anch’essa perfettamente integrata con la morfologia del territorio.
Quello che percepisco è il desiderio di entrare in simbiosi con questo territorio e con tutto ciò che è la romanità. Concetto che ritrovo anche nelle etichette dei loro vini. Sciccheria, Pischello, Roma Capoccia sono alcuni dei nomi dei vini di Tenimenti Leone. Fatti con i vitigni di questo territorio, provando però anche a portare avanti anche altre forme di ricerca.
Personalmente ho trovato interessante il “Core”, la malvasia puntinata e “Roma Capoccia”, un blend di Bellone, Malvasia Puntinata, Chardonnay e Verdicchio: due vini bianchi caratterizzati da una bella nota minerale. Il primo con un sorso estremamente facile e scorrevole. “De Coccio” invece è il mio preferito, un vino con una diversa struttura dovuta dal passaggio in anfora e poi in piccola percentuale anche in barrique. Per quanto riguarda i rossi, non male il Roma Capomunni, un blend di Montepulciano Syrah e Merlot garbato, con un bel frutto in evidenza e una speziatura altrettanto equilibrata.
Tenimenti Leone è una azienda giovane. La cantina ha ancora molti spazi che aspettano di essere riempiti, ma le prospettive sembrano promettere bene. E’ strano, almeno per me, rendersi conto che a portare avanti un progetto desideroso di rappresentare al meglio questo territorio non siano persone di questo territorio. In questa visita sono stato accompagnato da Matteo Cipolla, anche lui un “non romano”. Una persona accogliente, entusiasta di raccontare un territorio e un progetto, perfettamente a suo agio in questo contesto.
Quindi, se questo è il risultato, chapeau!
www.tenimentileone.it