Se la frase che avete appena letto nel titolo, vi ricorda in qualche modo il Signore degli Anelli, allora siete sulla strada giusta. Ma partiamo dall’inizio.
Il 14 Novembre Wine Spectator’s ha decretato che il Brunello di Montalcino Riserva 2016 di Fattoria dei Barbi è al secondo posto tra i vini migliori del 2022, un meraviglioso traguardo per l’azienda, motivo per cui io e mio padre in quanto già presenti a Montalcino per partecipare a Benvenuto Brunello (evento nel quale, dato il vasto quantitativo di vini, siamo stati guidati magistralmente dal gruppo di vino da bere, già lì da un giorno e parecchio navigato) abbiamo pensato a Stefano Cinelli Colombini per sentire un “commento a caldo” su questo grandissimo secondo posto.
Il piano era perfetto: Arrivare, pranzare alla Taverna dei Barbi (location nella quale sono capaci di “sfoggiare” formaggi capaci di causare dipendenza), parlare un po’ con Stefano, fargli qualche domanda sui giovani, davanti alla telecamera, e poi tornare a Roma.
Peccato che non avessi considerato due cose: La già precedentemente citata bontà dei formaggi, i quali hanno causato in tutti un senso di beatitudine e soddisfazione tale da aumentare enormemente la gravità percepita, al punto tale da tenerci ancorati alla sedia, e il calore dell’accoglienza di Stefano. Quest’ultima, unita ad una cultura generale spaventosamente vasta, è stata capace di gettare me e la mia famiglia in uno stato di semi-ipnosi cosciente tanto era la dinamicità degli argomenti e varietà degli argomenti.
E sapete qual è la cosa divertente?
Non si è parlato “solo” di vino, ma “anche” di vino, motivo per cui oggi non sto scrivendo in merito ai vini o al secondo posto di “Fattoria dei Barbi”, ma bensì riguardo l’uomo che è Stefano Cinelli Colombini.
Un uomo caldo, alla mano e dalla cultura pazzesca, il quale, come potrete aver già visto in un’altra intervista su wwining.it, nel momento in cui è stata posta una domanda inerente proprio all’incredibile risultato di quest’anno su Wine Spectator ha preferito dare merito e mettere in risalto il proprio territorio, mostrando un grande amore per quest’ultimo.
Un uomo estremamente schietto il quale sebbene produttore di Montalcino, non si è fatto problemi ad ammettere che secondo lui una della possibilità che potrebbe avvicinare i giovani al vino potrebbe essere data dalla “immediatezza” delle bollicine.
Un uomo che innegabilmente ama e crede nel proprio territorio, sapendo tirar fuori il meglio da esso.
Ah si! Riguardo l’origine del titolo… quelle parole, erano le parole di Stefano riferite al vino ideale che secondo lui servisse per attrarre i giovani verso questo mondo del vino (si lo so che parlo come se ormai non fossi più giovane e abbia ormai vissuto la mia vita, ma infondo sono un po’ vecchio dentro). Insomma, sentendo Stefano dire che con i giovani servisse un vino per catturarli e attirarli, da buon nerd ho dovuto iniziare a decantare Tolkien, iniziando a recitare (male) la poesia dell’anello.
Quello che non mi sarei aspettato è che Stefano lo decantasse meglio di me!