Le insofferenze di un aspirante sommelier

Sabato sera, cena con amici. Scegliamo un locale in zona Ostiense. Menu interessante, ambiente gradevole. E che fai non prendi un vino?

Mmmm… cominciamo male. Non che io pretenda una pregiata carta dei vini, ma neanche di dover scegliere tra 5-dico-5 possibili vini, tra cui una immancabile “Falanghina“…

Si opta per un Chianti Banfi, annata… l’altro ieri.
vedo il ragazzo che armeggia sul suo bancone, la stappa “a vista”, ma non davanti a noi, quindi la porta al tavolo e la mette al centro.

C…o! mica è una Coca-cola che la puoi scodellare così, al centro, senza un minimo (minimo, sia inteso) di ritualità.
Anche Federico, 14enne oramai sulla via della perdizione come il padre, pronuncia il seguente verdetto “Papo, stappato lontano dal tavolo, etichetta che non si vede, niente assaggio…questo è proprio da bocciare!“. E’ vero, non siamo da Enoteca Pinchiorri, ma a questo mancano proprio i fondamentali, e sarebbe da bocciare. Ma evidentemente il vino in questo locale è una bevanda, e di conseguenza anche i bicchieri sono da esaurimento nervoso.

Peccato, si è mangiato bene, ma sul vino proprio non ci siamo.
Proponete birra, spuma o gazzosa, ma il vino proprio non fa per voi.

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Maurizio Gabriele

Maurizio Gabriele

Fondamentalmente un curioso. Programmatore e sistemista pentito, decide di virare in modo netto verso il mondo della comunicazione, caratterizzato da progetti decisamente più stimolanti. Attratto dalla cucina sia come forma di espressione che di nutrimento e, inevitabilmente, dal vino. Sommelier dal 2018. In giurie internazionali dal 2020. Writer per passione. Entusiasta per scelta di vita.

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