Roma, Ex Cartiera Latina. Una location nel cuore dell’Appia antica ha ospitato Jamming 2023.
Da sempre, non mi piace fare distinzione tra “vino convenzionale” e ”vino naturale”. Preferisco piuttosto parlare di vino ben fatto o di vino buono piuttosto che optare per una diversa classificazione come spesso accade.
Circa 80 produttori e qualche distribuzione, con una buona rappresentanza di produttori francesi, spagnoli, tedeschi e sloveni. Qui la fanno da padrone il biodinamico e le fermentazioni spontanee… ma io mi sono divertito. Solo in un paio di occasioni ho trovato quei difetti che solitamente usiamo definire tali, ad esempio la “puzzetta” all’olfatto o una volatile eccessiva. Nella maggioranza dei casi ho trovato vini estremamente interessanti.
Non è mia abitudine dilungarmi in descrizioni e tecnicismi, ma ho il piacere di soffermarmi sia sul “solito” Pinot Nero “Cuna” di Federico Staderini, sempre impeccabile, che sullo Sloveno Klabjan e la sua Malvasia Istriana, presentata sia in versione “White Label” del 2021 che “BlackLabel” 2019, due assaggi di grande identità e carattere.
Come dicevo qualche riga fa, ben vengano queste manifestazioni fuori dalle righe, occasioni piacevoli per entrare in contatto con piccoli produttori. L’”interferenza” voluta da Gabriele Merlini & Co. non ha interferito, piuttosto ha stimolato la mia curiosità e soddisfatto appieno il mio gusto. Come dice un mio amico compagno di degustazioni (uno bravo) “nel vino devi cercare l’equilibrio”. Ma per me il vino è anche curiosità e divertimento, e a mio avviso, vale la pena provare anche a giocare su equilibri talvolta rischiosi.
Jamming mi è sembrata l’occasione giusta per prendermi questo tipo di rischio, anzi, di libertà.