Industriali vs. Agricoltori

C’è una cosa che ancora non capisco nel mondo del vino. Trovo aziende che comunicano a 360 ° e aziende che non esistono. Cantine che presenziano dal Vinitaly fino all’ultima sagra di paese e aziende che non trovi neanche a cercarle con il lanternino. Aziende che negli eventi si fanno trovare con un sommelier preparato, una brochure e mille informazioni a tua disposizione, ma anche aziende che “espongono” il loro vino, ma con un sommelier che sa più o meno cosa sta servendo e neanche uno straccio di carta a raccontarti di cosa si tratta.

Poi ci sono aziende che lavorano bene, ma relegano il vino a coprotagonista, dando importanza al B&B piuttosto che ai valori della loro vigna e della loro cantina, spendendo fior di quattrini per fare un prodotto di eccellenza, ma poi concentrandosi nel pubblicizzare il loro certificato di TripAdvisor.

Non capisco.
Non capisco se è un problema di cultura, di interlocutore, di percezione o di budget.
Non capisco se è chiaro il concetto che non basta il solo vino, la sola bottiglia per comunicare il vino.

Si, potrebbe essere una questione di budget, ma tra il fare tutto e il non fare nulla ci potrebbero essere delle soluzioni intermedie, a costo sostenibile, capaci di spostare l’asticella della comunicazione dal “nulla” a “minimo fisiologico” o, possibilmente ad un semplice ma dignitoso modo di raccontare la propria azienda e i propri prodotti, magari “semplicemente raccontando” l’amore che viene messo nel proprio lavoro.

Basterebbe già uno smartphone da pochi euro.
Ce la possiamo fare. Ce la potete fare.

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Maurizio Gabriele

Maurizio Gabriele

Fondamentalmente un curioso. Programmatore e sistemista pentito, decide di virare in modo netto verso il mondo della comunicazione, caratterizzato da progetti decisamente più stimolanti. Attratto dalla cucina sia come forma di espressione che di nutrimento e, inevitabilmente, dal vino. Sommelier dal 2018. In giurie internazionali dal 2020. Writer per passione. Entusiasta per scelta di vita.

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