Il vino, le etichette brutte e il giusto equilibrio

Penso che realizzare l’etichetta per un vino sia una cosa complessa. Triste? Non mi piace. Troppo classica? Troppo. Optiamo per una grafica moderna? Non si addice… è come se si mancasse di rispetto al vino. Io credo che una etichetta debba essere il giusto punto di incontro tra il carattere del produttore, la storia dell’azienda, il carattere del vino e, non ultimo il mercato. Appeal e tradizione. Bel problema…

Spesso mi ritrovo etichette che dicono “per favore, non mi bere…”.

Oggi, iniziato questo percorso di approfondimento culturale in materia, non mi fermo più alla bella etichetta o al semplice nome “barolo” o “brunello”, però è indubbio che vedo ancora bottiglie capaci di presentare una grafica orribile capace di non esprimere – allo stesso tempo – né carattere, ne stile, né tradizione.

Etichette prese e buttate lì come capita.
E’ un peccato, è come incartare una perla nella carta del prosciutto (con tutto il rispetto per il prosciutto)

Produttori, per favore, fateci attenzione.
Anche l’etichetta ha la sua importanza.

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Maurizio Gabriele

Maurizio Gabriele

Fondamentalmente un curioso. Programmatore e sistemista pentito, decide di virare in modo netto verso il mondo della comunicazione, caratterizzato da progetti decisamente più stimolanti. Attratto dalla cucina sia come forma di espressione che di nutrimento e, inevitabilmente, dal vino. Sommelier dal 2018. In giurie internazionali dal 2020. Writer per passione. Entusiasta per scelta di vita.

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