Non me ne vogliate se in questo articolo ho la tendenza a parlare prima di emozioni e poi di vino. La mia domanda “perché Nerominiera?” è stata l’innesco per dei racconti che ancora adesso mi lasciano pensare, e riflettere.
Siamo nel Sulcis, nella parte sud-occidentale della Sardegna. Un tratto di costa famoso per le sue spiagge ma con una storia indissolubilmente legata all’attività mineraria e in particolare all’estrazione del carbone.
Carbonia nasce nel periodo fascista. Il papà di Enrico, minatore, inizia a diciotto anni a scendere in miniera con la convinzione di non tornarci, ma le cose non vanno proprio così in quanto a quei tempi il lavoro in miniera era la vera, principale, fonte di sostentamento per le persone del posto. Ma nonostante tutto la sua vocazione contadina non viene mesa da parte.
Enrico parla della sua vigna con l’orgoglio di chi negli anni scorsi ha scelto di continuare piuttosto che “espiantare”. L’orgoglio è quello di chi è fiero di dare seguito a quanto costruito dal padre. “Contadino e Minatore: una vita trascorsa tra la luce delle vigne e il nero della miniera”. E’ questo che si legge sulle etichette di Enrico, e “Nerominiera”, una volta ascoltati i suoi racconti, esprime al meglio questo concetto.
Quello di Carbonia e delle vigne di Enrico Esu è un terreno sabbioso nel quale il Carignano trova la sua migliore espressione. Vigneti con più di 50 anni a piede franco, pre-fillossera, con un sistema di allevamento ad alberello, in questo caso alberelli senza sostegno per favorire una migliore esposizione.
Un Carignano in purezza, colore profondo, un sorso pieno. Lo stesso carattere di questo territorio e delle storie di Enrico.