Stasera si torna a cena dal mio amico Carlo, da Mangiafuoco. Una piccola enclave nel cuore di Monteverde vecchio, che consiglio a chi abbia voglia di mangiare e bere bene, affidandosi nelle mani di chi la ristorazione l’ha vissuta da quando era bambino (si, lo sponsorizzo, se lo merita). Carlo, in un locale da pochi coperti ha circa 500 etichette in carta e, quando si inizia a parlare di vino, si appoggia al tuo tavolo in preda ad innamoramento profondo. Non c’è etichetta, vigna, storia che lui non conosca e ogni volta che sono con lui mi lascio affascinare ma allo stesso tempo mi sento ancora drammaticamente “beginner”.
Vabbè, siamo con amici e si sceglie il vino. Le donne vanno sul pesce gli uomini sulla carne. Si privilegiano le ragazze e si opta per un bianco. Ci risiamo: A-Ri-Grillo: stessa settimana e seconda volta Grillo! Questa volta Donna Fugata.
Carlo arriva con bottiglia in mano, iniziando le operazioni di apertura in movimento. Memore della prima lezione AIS lo provoco dicendogli che me lo dovrebbe portare con l’etichetta verso di me, senza ruotare la bottiglia, aprendolo su un tavolo ad hoc. Mi risponde da trasteverino sanguigno che è dicendomi “A Maurì, se voi er trattamento de ‘na stella Michelin me dai ‘na piotta e mezza e io er tavolo te lo porto pure…”.
Segue risata collettiva. Qui con “ ‘na piotta e mezza” ci mangia tutto il tavolo…però bicchieri giusti, temperatura pure e si inizia.
Devo dire che preferivo quello bevuto in settimana, il “Grillo Di Giovanna 2014”. Più carattere…non so, questo Grillo Donna Fugata è piacevole in bocca ma non mi convince. Michele, il mio amico pretende subito un parere saccente, ma mi sottraggo amorevolmente dichiarando la mia incapacità.
Lo sento fresco, fruttato, tendenzialmente acido. Boh, ci avrò capito qualcosa? Fatto sta che quando faccio mettere la lingua a mio figlio di 13 anni (per favore non criticatemi, ho solo la speranza che in adolescenza maturi un approccio critico, pretendendo di sapere cosa metta in bocca piuttosto che “ingoiare” a garganella alcolici) un qualunque vino lui mi dice “fresco, fruttato, un po’ acido”. Forse il mio giudizio è ancora drammaticamente elementare? Non so, ma lo spirito di Antonio Albanese continua a fare capoccella sulla mia spalla…
Insomma, messe le mani avanti iniziamo a mangiare. Risotto ricciola lardo di colonnata e pepe rosa per le ragazze. Amatriciana standard per i giovani, i quali schivano con classe la mia esortazione ad osare di più. Sperimentazione per i maschi, con antipasto di tacchino arrosto, albicocche, finocchi, datteri e malvasia e una superba pluma di iberico pata negra in salsa di barolo (ve lo avevo detto, Mangiafuoco vale una visitina).
Carlo, vedendo i nostri piatti e un bianco sulla tavola si muove a compassione e si presenta dicendo “mò ve porto dù bicchieri come se deve…” omaggiandoci di due calici (poi dell’intera bottiglia) di “Etna Rosso 2013 Nanticchia dell’azienda agricola Giovanni Caciorgnia”
A Michele, amante dei rossi, brillano gli occhi. A me suonano a festa le papille.
Carlo prende un terzo bicchiere per se e si siede: quando fa così è segno che siamo prossimi ad una short-lesson sul vino appena aperto. “Senti il tappo. La senti la speziatura?”, “Senti che tannini puliti? Metti in bocca e fai girare…”, “Mangia un pezzo di carne, poi metti in bocca un sorso, poi ingoia e dimmi se senti ancora la carne…”, no, non la sento. “Ecco, questo è quello che si definisce abbinamento armonico…” (armonioso?, non ricordo sono già in overdose da vocaboli).
Però, avete presente quando fate un’escursione in montagna con guida alpina? Vi sentite padroni del posto e dei percorsi. Poi però se la guida vi abbandona vi perdete. Ecco io ho la stessa sensazione: ho capito tutto, ma senza le indicazioni di Carlo non avrei capito nulla.
Comunque, ancora Sicilia, ancora odori e gusti strani, diversi dal solito. Però piacevoli, indice di una regione potente, in fermento, con tante cose da dire. A questo punto mando un messaggio a Marilena Barbera, writers su Wining, grande vignaiola (così ama definirsi lei): Marilena, occhio, faccio evolvere ancora un po’ il mio palato, poi vengo a saccheggiare le tue Cantine Barbera…