Evoluzione a Tavola: Mangiare Bene, Bere meglio

Un Approccio Diverso.

Ho iniziato da poco e già sento di aver cambiato l’approccio. Già nel mangiare, da tempo, preferisco il concetto di “poco ma buono”, e cerco di far passare questo concetto – devo dire con poca fatica – a tutta la famiglia. Possibilmente anche a chi mi sta vicino.

Da tempo ho rimosso il concetto di volere tanta roba nel piatto. No, lo voglio buono.

Ben Ryè, nel vino, rappresenta il mio giro di boa. Il vino per me ha avuto sempre la sua importanza, ma lo trattavo, fino a poco tempo fa, usando dei macro criteri quali caldo/freddo, rosso/bianco, italiano/francese. Con Ben Ryè ho capito che basta un dito di vino, buono, per fare la differenza, per avere una sensazione piacevole al naso e in bocca. Per avere un ricordo meraviglioso anche dopo qualche minuto.

Con Ben Ryè ho capito la differenza tra qualità e prodotto da scaffale. Tra “solo alcol”, “solo zucchero” o qualcosa di diverso. Ho anche capito l’importanza della temperatura.

Adesso inizio a capire l’immenso lavoro che c’è dietro, così come il fatto che un buon vino non possa che essere il risultato di un percorso ben preciso.

Cosa è cambiato? Beh, in primis che non delego più al mio vicino e che la carta dei vini me la leggo fino in fondo come fosse la mia bibbia. Magari ancora è per me equivalente a un testo in aramaico, ma ci provo.

Poi, che provo a scegliere secondo una logica, ad esempio provando lo stesso vino ma di annate e cantine diverse per apprezzarne le differenze. Poi, la parte più bella, vale a dire cercare di condividere le sensazioni – profumo e  gusto – con chi mi sta vicino, cercando di coinvolgerli nella percezione alta che ho per questo prodotto.

Non ultimo, l’approccio critico. Se non mi piace non lo bevo. Rispetto il lavoro altrui (grazie Alessandro Scorsone per il consiglio e la giusta osservazione) in quanto dietro ad ogni vino c’è il lavoro di persone e va rispettato, ma se non mi piace, non lo mando più giù solamente in quanto “fresco”.

Fino a poco tempo fa pensavo che i “degustatori” di professione, quelli che sputano (brutto a dirsi e a immaginarsi ma è quello che accade) il vino dopo averlo assaggiato fossero matti. Oggi no, se metti nel naso e nella bocca il viso giusto, anche il solo “passaggio” può essere più che sufficiente per trasmettere le giuste sensazioni.

E poi anche il costo. Tre lezioni di enologia mi sono state sufficienti per far capire che un buon vino può avere un costo maggiore.

Vorrà dire che berrò meno ma berrò meglio.

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Maurizio Gabriele

Maurizio Gabriele

Fondamentalmente un curioso. Programmatore e sistemista pentito, decide di virare in modo netto verso il mondo della comunicazione, caratterizzato da progetti decisamente più stimolanti. Attratto dalla cucina sia come forma di espressione che di nutrimento e, inevitabilmente, dal vino. Sommelier dal 2018. In giurie internazionali dal 2020. Writer per passione. Entusiasta per scelta di vita.

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