Tenuta di Arceno, Chianti Classico e MicroCru

Sono all’ AcquaRoof  Terrazza Molinari  per partecipare ad una degustazione di Tenuta di Arceno. Siamo nel Chianti Classico, in una tenuta di circa 1000 ettari, di cui 90 vitati. Siamo in una proprietà che dal 1994 è della famiglia Jackson, già presente con le sue attività in molte zone del mondo, dalla California al Sud Africa e non solo.

Ad accompagnarci nel racconto dell’Azienda e nella degustazione ci sono due personaggi d’eccezione: Pierre Seillan, viticoltore ed enologo “cresciuto” a Bordeaux e in California, e Lawrence Cronin, enologo americano.

Pierre ci parla dei MicroCru, un termine che partendo dalla presenza di diversi microclimi, suoli e altitudini, immagina il terroir suddiviso in particelle più piccole, i MicroCru, appunto.

Alle differenti peculiarità identificate dai MicroCru, si aggiunge la selezione dei legni utilizzati per le barriques. 15 diverse foreste selezionate per la produzione che permettono all’enologo di Tenuta Arceno di rimanere in sintonia con il concetto di MicroCru. Quindi terroir, ma anche legno per un processo di vinificazione che solo alla fine prevede l’assemblaggio per l’ottenimento dei loro vini.

Tenuta di Arceno produce tre Supertuscan di grande pregio: Arcanum, Valadorna e il Fauno di Arcanum e tre vini Chianti Classico DOCG: il Chianti Classico Annata, il Chianti Classico Riserva, e Il Chianti Classico Gran Selezione Strada al Sasso.

Interessanti tutti i vini in degustazione. Scelgo pero, tra i chianti classico il “Chianti Classico Gran Selezione Strada al Sasso 2017”. Lo scelgo per la sua struttura, il suo bouquet intenso e un tannino elegante. Difficile invece scegliere tra i supertuscan, ma ma se devo esprimere una preferenza, scelgo “Arcanum IGT Toscana 2016”  (100% Cabernet Franc)

Oltre a un delizioso pranzo al ristorante stellato “Aquolina”, la giornata si chiude con una sorpresa di Pierre Seillan.  Viene servito uno strepitoso “Verité La Muse 2008” Californiano, di Sonoma. Un vino anch’esso espressione sia dei famosi microcru di Pierre che del Merlot, presente al 90% insieme a Cabernet Franc e Malbec.

Interessante il racconto. Interessante la degustazione.
Arrivederci Pierre, alla prossima Lawrence 🙂

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Maurizio Gabriele

Maurizio Gabriele

Fondamentalmente un curioso. Programmatore e sistemista pentito, decide di virare in modo netto verso il mondo della comunicazione, caratterizzato da progetti decisamente più stimolanti. Attratto dalla cucina sia come forma di espressione che di nutrimento e, inevitabilmente, dal vino. Sommelier dal 2018. In giurie internazionali dal 2020. Writer per passione. Entusiasta per scelta di vita.

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