Non me ne vogliano Veronica e Alessandro dell’azienda Palladino di Serralunga D’Alba, se per un momento (ma solo un momento) metto da parte il loro “Barolo Riserva San Bernardo 2013” e il “Barolo del Comune di Serralunga D’Alba 2016“.
E non me ne vogliano se la mia attenzione è rivolta oggi a quella che mi piace definire come “la coppia perfetta”, vale a dire il Barolo Ornato 2016 e il Barolo Parafada 2016.
E’ un pomeriggio di maggio e, invitato dagli amici di vinodabere.it, partecipo ad una delle loro degustazioni online.
A differenza dei miei compagni di degustazione, che di quelle terre conoscono anche i sassi ad uno ad uno, io confesso di non essere così esperto di Langhe e Barolo. Mi approccio quindi con fare da studente aprendo prima le bottiglie per avere il tempo di provarli, o meglio godermeli appieno.
Siamo partiti da un Nebbiolo 2018. Un vino “apparentemente” di ingresso ma che con il suo bouquet di rosa e viola, i suoi tannini delicati e la sua piacevole sapidità fatico molto a considerarlo solo come “vino di ingresso“…
La smania di Barolo è tanta, ma ho un altro ostacolo da superare. Passo a Barbera d’Alba Superiore Bricco delle Olive 2017.
Vorreste dirmi che anche questo è un “vino di ingresso“? Ma non se ne parla proprio…
Bella freschezza, un bel frutto rosso in bocca. Forse anche ribes?
Sicuramente un tannino molto leggero ma una piacevole sapidità.
Arriviamo al Barolo. Vado in sequenza con i tre a disposizione lasciando per ultimo la riserva.
Mi aspettavo una entrata austera, molto decisa e invece mi ritrovo a definire questi vini “suadenti“.
Quello che più mi piace è sentire i tre differenti stili, o terroir di provenienza.
Vini decisi e di grande identità, ma mai scontrosi.
Il Barolo del Comune di Serralunga D’Alba 2016 è quello più vicino ai canoni del Barolo, ma sono il Barolo Parafada 2016 e il Barolo Ornato 2016, due vini che percepisco come diverse chiavi di lettura del Barolo di Palladino. Due espressioni entrambe affascinanti.
Passo da morbidezza e suadenza del “Parafada” alla schiettezza dell’ “Ornato”, un Barolo questo che entra dritto per dritto scandendo il suo nome e cognome in men che non si dica. Morbido, speziato, capace di accompagnarti il primo quanto di scuoterti il secondo.
Non saprei scegliere. Due interpretazioni diverse.
Come per la musica, non riesco a dire se mi piace di più il Jazz o il Rock.
Se mi sveglio riflessivo vado di Jazz, se mi sveglio energico vado di rock.
Una cosa è certa: sono buoni da soli, ma strepitosi se accompagnati. E’ per questo che – non avendo la “solita selvaggina” che viene sempre consigliata in queste situazioni 🙂 – mi preparo un piattino di formaggi stagionati, incluse due fettine di lardo di colonnata (tagliate “di straforo” da mia moglie, si intende…)
Ornato e Parafada reggono la botta.
Ma dirò di più, creano una alleanza perfetta con i miei assaggi.
Uffa, queste bottiglie sarebbero state bene nella mia cantina, coccolate per qualche anno in attesa di essere “provocate” di nuovo in età adulta…
Confesso che mai come in questo momento sono pentito di non avere ancora acquistato un Coravin.
Ah, intendiamoci, non mi sto dimenticando del “Barolo Riserva San Bernardo 2013“.
Secondo voi, come era questa riserva?
Prodotta solo nelle annate migliori. Tanta roba nel naso e nel bicchiere. Ancora una volta una speziatura di grande equilibrio che non lascia spazio ad un singolo sentore ma che si propone nella sua interezza, nel suo infinito equilibrio.
Barolo… mi pento di aver aperto queste bottiglia.
Anzi no. Certe emozioni vanno provate.
PS.
Dimenticavo, chi vince tra Ornato e Parafada?
Mmmm… preferisco rimanere in questo loop infinito con la speranza di assaggiarli e riassaggiarli.