Eh si, ci sono tanti modi di “fare colazione” il sabato mattina.
Io ho scelto di farlo andando a trovare l’amico Marco Sciarrini, e a farmi coccolare dalla masterclass sullo Champagne da lui guidata nell’ambito della manifestazione “Divingustare 2020” ancora in corso (fino a lunedì) alla città dell’altra economia a Testaccio.
Continua a Roma, fino a domani, questa manifestazione, e sono tante le masterclass organizzate. Per quanto riguarda invece la mia “colazione”, confesso il fatto che dello Champagne devo ancora migliorare le mie conoscenze, e affidarmi a Marco per farlo mi fa particolarmente piacere.
Pinon Noir, Pinot Meunier e Chardonnay come al solito protagonisti.
Il mio docente di oggi riesce piacevolmente a migliorare il mio lento risveglio mattutino. Prima raccontandomi dei protagonisti storici, da Dom Perignon il quale ha trovato il modo di gestire la pressione della bottiglia a Dom Ruinart e alla sua scoperta della seconda rifermentazione in bottiglia, passando per “la Vedova” Madame Cliquot e al suo remuage e per Pommery, il quale intuisce la possibilità di togliere gli zuccheri dallo Champagne…
Sono però anche i terroir a fare dello Champagne un gran vino. Sono quei terreni, caratterizzati da un residuo di fossili marini e dalla presenza di gesso i quali, garantendo un facile scorrimento dell’acqua, impongono alle radici una “ricerca in profondità” che permette loro un abbondante trasporto di minerali.
Reims, Côte des Blancs, Marne la Vallée, il triangolo d’oro dello Champagne, ma inizia a far capolino anche una produzione inglese. Per disciplinare il limite geografico imposto dal disciplinare coincide con il 50°parallelo. Un limite che coincide più o meno con le scogliere di Dover e vuoi per questo limite, vuoi per i cambiamenti climatici che hanno caratterizzato questi ultimi anni, anche nel sud dell’Inghilterra si è iniziato a produrre Champagne.
Tante le curiosità raccontate da Marco Sciarrini sorseggiando gli Champagne di jean-Pierre De Long di Allemant. Una piccola azienda che mette a nostra disposizione 4 vini. Da notare anche la tendenza francese a “scrivere poco” (sboccatura etc.) questi vini:
BRUT
55% di Chardonnay, 25% di Pinot Noir e Meunier e la restante parte di un “vin de réserve”
Perlage fino e spuma persistente. Al naso una crosta di pane dominante. Gessoso, piacevole.
Un bel modo di iniziare
BLANC DE BLANC
100% Chardonnay. Per quanto si senta una maggiore presenza fruttata, anche qui crosta di pane e gesso sono dominanti.
MILLESIME’ 2013
50% pinot noir, 50% chardonnay. 5 anni sui lieviti.
E’ un brut ma si avvicina molto ad un Pas dosé. Decisamente più raffinato dei due precedenti.
Il lavoro dei lieviti, e la relativa presenza dei sentori di crosta di pane, vengono moderati dal periodo di affinamento.
on capiamo l’anno di sboccatura, ma una cosa è certa: lo beviamo e lo ribeviamo.
ROSE’
Composizione classica di Chardonnay, Pinot Noir e Pinot Meunier.
Colore rosato “tipicamente francese”. Un vino decisamente più semplice degli altri.
Concludiamo la giornata tirando fuori il Jolly e mettendo a confronto i nostri Champagne con un Franciacorta (Greta, dell’azienda Brutell di Adro).
Una prova che ci permette di apprezzarne le differenze. Per quanto sempre di metodo classico si tratti, la diversità dei terroir, nel bicchiere, si sente tutta. Stili ovviamente diversi, piacevoli entrambi, ma diversi.
Un bel sabato. Un modo interessante di iniziare la giornata.
Altre masterclass sono in programma sia oggi che domani, e non è detto che io decida di approfittarne nuovamente…